Dal volto dietro le sembianze di Gollum in Il Signore degli Anelli alla profondità emotiva di Cesare in Il pianeta delle scimmie, Andy Serkis è una delle presenze più trasformiste e rivoluzionarie del cinema contemporaneo capace di essere il pioniere assoluto nella tecnica in motion capture. Ospite del Filming Italy Sardegna Festival, ha parlato in esclusiva con SuperguidaTV dei suoi nuovi progetti, del suo legame speciale con l’Italia e del futuro dell’intelligenza artificiale sul grande schermo.
Andy Serkis, intervista: “Alfred tornerà in The Batman 2″
Partendo da Gotham City ci regala una certezza importante: “Alfred ci sarà, ma non so ancora nulla di certo su The Batman – Parte II”, ha detto Serkis con sincerità e una risata. “Matt Reeves sta quasi finendo la sceneggiatura, quindi spero che presto ne sapremo tutti qualcosa. Adoro interpretare Alfred. C’è una connessione emotiva molto forte tra lui e Bruce Wayne. Posso solo immaginare che quel rapporto continui nel prossimo film, ma non so quando lo gireremo”.
Sul fronte tolkieniano, invece, le certezze sono più solide: “The Hunt for Gollum è in fase di preparazione, un periodo davvero emozionante. Tornerò in Nuova Zelanda e inizieremo le riprese a metà del prossimo anno. L’uscita è prevista per il dicembre 2027”.
Si tratterà, per Serkis, di un ritorno al personaggio che ha lanciato la sua carriera internazionale, ma anche di un’opportunità registica di grande ambizione: “Siamo solo all’inizio, ma l’idea è quella di esplorare Gollum da nuove angolazioni, emotive e visive. È un progetto che amo profondamente”.
Serkis ha poi ripercorso la sua lunga storia d’amore con l’Italia: “Io e mia moglie ci siamo sposati qui 25 anni fa, abbiamo una casa in Val d’Orcia, e i nostri figli sono cresciuti tra vacanze italiane e viaggi in camper. La prima volta che siamo venuti, nel 1994, abbiamo attraversato il Paese da Londra alla Sicilia. È stata la vacanza più incredibile della nostra vita. Da allora, l’Italia è parte di noi”. E tra le parole italiane preferite risponde ridendo “Rubinetti! Mi fa impazzire come suona!”
Non poteva mancare un ricordo su Il Signore degli Anelli: “Ha cambiato tutto. All’epoca il fantasy non era molto popolare, ma Peter Jackson è riuscito a far rivivere un genere intero. Quei film hanno ridefinito ciò che il cinema poteva essere. E la notte in cui Il ritorno del re vinse 11 Oscar è stata incredibile. Era il coronamento di un lavoro immenso, portato avanti da migliaia di persone. Un riconoscimento non solo per noi attori e per il team creativo, ma per tutta la Nuova Zelanda”.
Ancora più rivoluzionario, per molti versi, è stato Cesare, il leader scimmiesco nella trilogia reboot de Il pianeta delle scimmie: “È un personaggio profondissimo, che rappresenta la verità, l’onestà e la possibilità di vivere in armonia, senza puntare il dito, senza creare divisioni. Come attore, è raro poter interpretare un personaggio dalla nascita fino alla morte, attraversando un intero arco di vita. Con Cesare è successo”.
E alla domanda provocatoria su cosa accadrebbe se Cesare esistesse davvero e dovesse affrontare oggi leader come Trump o Putin, Serkis risponde con tono serio: “Cesare avrebbe la forza morale per unire le persone contro ogni forma di oppressione. Il mondo sta cambiando, la natura si fa sentire, il pianeta è in sofferenza. Credo che una figura come lui potrebbe davvero ispirare una risposta globale, empatica, non violenta ma determinata”.
Riflettendo invece sull’evoluzione tecnologica, Serkis non si sottrae al tema caldo dell’intelligenza artificiale nel cinema: “Come ogni tecnologia, dipende da come viene usata. Il cinema è sempre stato un linguaggio potente: può raccontare storie, unire, ma anche essere usato per la propaganda. Lo stesso vale per l’AI. È già qui, il genio è uscito dalla bottiglia. Ma se è nelle mani di persone creative, può diventare uno strumento straordinario. L’importante è che non annulli la voce umana, il tocco umano. Altrimenti avremo contenuti tutti uguali, senz’anima”.