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All of You, Recensione: l’amore è schiavo dell’algoritmo in uno sci-fi a tema romantico

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Opera prima di William Bridges, sceneggiatore noto per aver scritto l’episodio USS Callister di Black Mirror, tra i più apprezzati delle ultime stagioni, All of You si presenta come un dramma romantico che sfrutta la cornice della fantascienza per indagare il territorio più intimo e straziante del libero arbitrio e del rimpianto. Il film si inserisce in quel filone cinematografico che esplora la crescente ansia generata dall’interazione tra la tecnologia e i sentimenti umani, ormai sempre più radicalizzata anche nella realtà.

Il contesto narrativo è ambientato in un prossimo futuro e si basa sull’esistenza di Soul Connex, un test rivoluzionario che, dietro pagamento, non soltanto promette ma addirittura garantisce di rintracciare scientificamente e in modo definitivo l’anima gemella. Simon decide di offrire l’opportunità alla sua best-friend Laura, ma quando lei trova colui che diventerà il suo compagno di vita, i due comprendono che in realtà la loro è sempre stata più di un’amicizia.

All of You: io e te e nient’altro – Recensione

Il progetto nasce da una collaborazione creativa duratura tra il regista e l’attore protagonista Brett Goldstein, entrambi co-sceneggiatori e produttori, che avevano già esplorato concetti simili nella serie Soulmates (2020). Serie che sembra una sorta di precursore, condividendo la medesima premessa e che spinge a chiedersi quali siano i reali motivi dietro la realizzazione di All of You.

Quanto raccontato nell’ora e mezzo di visione è infatti estremamente derivativo, già visto più e più volte sia sul piccolo che sul grande schermo, ed è difficile appassionarsi ad una vicenda che nella seconda metà rischia di cadere in una pesante ridondanza di situazioni e di emozioni, confinando i personaggi in un ciclo di pause e bugie senza apparente via di uscita.

La tecnologia in All of You è ovviamente accessoria e funge da mero catalizzatore narrativo, costringendo i personaggi a confrontarsi con il trauma delle scelte sbagliate, tra rimorsi e illusioni.

Un futuro senza basi

Peccato che l’intero meccanismo di Soul Connex rimanga totalmente inesplorato, senza risvolti di sceneggiatura che ci accompagnino alla scoperta di questo metodo infallibile per matchare al 100% il grande amore. Certo la storia intende concentrarsi principalmente sul legame tra Simon e Laura – quest’ultima interpretata dalla brava Imogen Poots – ma un minimo di contorno alla tormentata love-story avrebbe aiutato il pubblico ad ambientarsi in un contesto che resta fin troppo nebuloso.

Sul tema aveva fatto meglio, tra i tanti, un titolo uscito l’anno prima, ovvero Fingernails – Una diagnosi d’amore (2023), che vedeva anch’esso al centro della vicenda tecnologia atta a trovare l’anima gemella. In All of You la logica del sistema non viene mai messa in discussione e il conflitto che si genera nel cuore dei due amici del cuore che si scoprono innamorati per davvero risulta fin troppo prevedibile, privo del necessario coraggio ad arrivare effettivamente a un altro cuore, quello dello spettatore, costretto ad assistere impassibile alle controversie romantiche di una coppia mai ufficialmente nata.

Il film è disponibile nel catalogo di AppleTv+.

Conclusioni finali

Un futuro quasi immediato, dove l’anima gemella non la si incrocia per strada ma viene assegnata da una rivoluzionaria tecnologia a pagamento. E la protagonista di All of You trova veramente la presunta anima gemella, salvo accorgersi in realtà di averla avuta sempre a fianco, nella figura del suo migliore amico. Gelosie e rimpianti agitano il cuore narrativo di una rom-sci-fi (più romantica che fantastica) che si affida all’algoritmo nella gestione di una love-story impossibile da gestire, non soltanto per i diretti interessati ma anche per una sceneggiatura latitante di coraggio e personalità.

Un setting troppo fragile e un legame che acquista progressivamente centralità senza però offrire nulla di effettivamente nuovo, con i continui tira e molla tra gli ex amici ora amanti – ottima Imogen Poots, meno convincente Brett Goldstein – che si affidano a un immaginario di genere consolidato, trascinandosi verso il più facile e inaspettatamente freddo degli epiloghi.

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