Qualche tempo fa vi avevamo parlato su queste pagine di Alienoid (2022), blockbuster coreano che ibridava la fantascienza al cinema in costume: un ibrido accattivante che tra azione e umorismo ci accompagnava in una rocambolesca avventura sui generis. Come saprà chi lo ha visto, l’epilogo era apertissimo alla continuazione, ora disponibile come il predecessore nel catalogo di Amazon Prime Video.
Con Alienoid: Return to the Future, sequel diretto nuovamente da Choi Dong-hoon che vede il ritorno del numeroso cast nei rispettivi ruoli, ci troviamo davanti alla conclusione di una delle saghe sci-fi più ambiziose mai realizzate nella penisola asiatica. Con un budget complessivo di oltre 20 milioni di dollari per entrambi i film e una produzione travagliata che ha visto le riprese estendersi per tredici mesi tra il 2020 e il 2021, questa seconda parte promette di rispondere alle molte domande lasciate in sospeso dal cliffhanger del primo episodio e di portare a compimento questa densa narrazione che mescola viaggi nel tempo, alieni imprigionati, maghi taoisti della dinastia Goryeo e robot del futuro. Ma andiamo con ordine, e scopriamo perché questo sequel, pur non privo di difetti, riesce comunque a intrattenere con una generosità visiva e una sfrontatezza narrativa che non lasciano comunque indifferenti.
Alienoid: chi non muore si rivede – recensione
La vicenda riprende esattamente dove si era interrotta, con Ean ancora bloccata nel 1391, alla disperata ricerca della Spada Divina che le permetterebbe di aprire il portale temporale per tornare nel presente. Dopo dieci anni trascorsi in quell’epoca remota, la giovane donna è finalmente riuscita a impossessarsi della leggendaria arma e ora deve rintracciare Tuono, il suo robot guardia, per poter completare il viaggio nel tempo e impedire l’esplosione che nel 2022 trasformerà l’atmosfera terrestre rendendola abitabile per gli alieni prigionieri.
Nel frattempo Mureuk, il mago taoista con cui aveva fatto squadra nel primo film, scopre con orrore di ospitare nel proprio corpo una presenza extraterrestre che minaccia di prendere il controllo della sua volontà.
I due si ritrovano braccati da una moltitudine di nemici e presunti alleati, per una missione a cavallo tra le epoche sempre più pericolosa e assurda, dovendo fare i conti anche con incredibili paradossi che tra il prima e il dopo modificano costantemente la realtà.
Quando il troppo stroppia?
La sceneggiatura dello stesso regista Choi Dong-hoon rappresenta sia il punto di forza che il tallone d’Achille dell’intera operazione. Ci troviamo infatti davanti ad un universo narrativo stratificato e complesso in grado negli intenti di rivaleggiare con le omologhe produzioni hollywoodiane, scimmiottando un impianto supereroistico fondendo sci-fi ed epica cavalleresca / fantasy. Un intento certamente ricco di spunti ma di altrettante insidie, ancor più palesi in questo sequel che preme ulteriormente l’acceleratore sull’esagerazione pura, all’insegna di uno spettacolo sì rocambolesco e di discreta fattura, ma anche spesso tronfio e fine a se stesso.
Una messa in scena caotica e sovraccarica, popolata da una miriade di figure secondarie che intasano la già complessa narrazione, con continui colpi di scena che sfruttano il collegamento tra il passato e futuro con una certa furbizia e non sempre seguendo le logiche della coerenza.
Gli effetti speciali sono di qualità notevole per una produzione coreana, con un solido dispendio di CGI per le sequenze futuristiche e che coinvolgono creature o astronavi aliene, mentre le coreografie in stile wuxia per i molteplici combattimenti rendono omaggio ai classici del genere. E nelle due ore di visione Alienoid: Return to the Future non manca certo di varietà, proprio quella varietà che avrebbe sicuramente beneficiato di una narrazione un po’ più bilanciata.
Conclusioni finali
Alienoid: Return to the Future si conferma un’operazione ambiziosa e ricca (anche troppo) che funziona meglio come esperienza visiva che come narrazione coerente. Si è tentato di costruire una saga in grande stile che mescola sci-fi, fantasy storico, wuxia e commedia in un meltin’pot che non funziona del tutto ma riesce comunque a intrattenere.
In questo secondo episodio che chiude definitivamente la storia dei numerosi personaggi coinvolti, a cavallo tra passato e presente, i limiti di scrittura si fanno ancora più evidenti, con alcune soluzioni risvolte sbrigativamente e altri inserite unicamente per un inutile accumulo. Lo spettacolo visivo è comunque gradevole e alcuni personaggi si fanno amare particolarmente, per una resa dei conti che conferma qualità e imperfezioni di un dittico a suo modo unico, nel bene e nel male.