Samira – per tutti Sam – è una paziente terminale di cancro, ospite di una struttura di cure palliative. Poetessa disillusa e amareggiata, trascorre le giornate in compagnia del suo gatto Frodo e scrive versi carichi di rabbia esistenziale. Quando l’infermiere che la segue organizza un’uscita di gruppo a Manhattan per assistere a uno spettacolo di marionette, Sam accetta controvoglia solo perché attirata dalla promessa di una pizza da consumare da Patsy’s nel quartiere di Harlem, un luogo della memoria legato alla figura del padre scoomparso.
In A Quiet Place: Giorno 1 durante questa gita nella Grande Mela, il mondo come lo conosciamo cessa di esistere. Gli alieni precipitano dal cielo in una pioggia di meteore infuocate, trasformando la città più rumorosa d’America, con i suoi costanti 90 decibel di frastuono urbano, in un cimitero silenzioso dove ogni singolo scricchiolio può significare la morte istantanea: gli extraterrestri infatti hanno un udito sensibilissimo, che permette loro di riconoscere il minimo suono e di attaccare di conseguenza. Sam si ritrova separata dal gruppo e incontra Eric, un altro sopravvissuto, mentre la metropoli collassa intorno a lei in un crescendo di distruzione e di terrore.
A quiet place: non certo un luogo tranquillo – recensione
Si è scelto di rischiare nell’affidare un franchise horror di successo a un regista proveniente dal cinema indipendente più viscerale e senza mezze misure. Michael Sarnoski, che nel 2021 aveva sorpreso critica e festival con Pig – commovente meditazione sul dolore e sulla perdita mascherata da revenge movie con protagonista un mastodontico Nicolas Cage – si trova catapultato nell’universo blockbuster per dirigere A Quiet Place: Giorno 1, prequel / spin-off della saga ideata da John Krasinski che aveva sfruttato magnificamente il silenzio e la tensione acustica per costruire una storia di paura a sfondo fantascientifico.
L’intenzione è chiara fin dai primi secondi, nei quali scopriamo come la protagonista interpretata da Lupita Nyong’o sia affetta da un male incurabile: ci troviamo davanti ad un dramma profondamente umano ambientato nel cuore di un attacco da parte di creature sconosciute, un approccio intimista ma non per questo meno carico di spettacolo a tema.
A che ora è la fine del mondo
La sceneggiatura è ambientata nelle ore immediatamente successive all’arrivo sulla Terra dei cosiddetti Angeli della Morte, alieni ciechi ma dotati di un udito incerdibile che annientano qualsiasi forma di vita producente rumore. La scelta narrativa di Sarnoski, scritta a quattro mani con lo stesso Krasinski qui produttore, è quella di privilegiare la vena emotiva rispetto all’adrenalina pura.
A Quiet Place: Giorno 1 funziona come racconto sull’accettazione della morte, con il viaggio fisico e morale di Sam che mentre l’umanità è sull’orlo dell’abisso sogna di andare controcorrente e mangiare quell’ultima pizza in un locale a lei caro, conscia che in ogni caso la sua dipartita sarà soltanto rinviata. Non vuole sopravvivere ad ogni costo, non ha familiari o amici da raggiungere, non nutre speranze per il futuro. Per lei il conto alla rovescia è già cominciato da mesi, e quell’improvvisa apocalisse rappresenta paradossalmente una sorta di potenziale liberazione dalla lenta agonia di cure mediche che l’attendeva.
Il regista ha dichiarato di essersi ispirato visivamente al memorabile I figli degli uomini (2006) di Alfonso Cuarón, cercando quella qualità documentaristica che trasforma la fine del mondo in esperienza tattile e uditiva, tanto urgente quanto immediata. Se a tratti l’anima ludica pare agire per dinamiche parzialmente selettive, nel complesso l’equilibrio tra le scene d’azione e i passaggi più malinconici funziona, riuscendo a garantire un’ora e mezzo di gradevole intrattenimento non privo di intelligenza, pur inferiore ai capitoli della saga principale.
Conclusioni finali
Un film fondamentalmente onesto, con cui Michael Sarnoski porta nell’universo del franchise la sensibilità di un dramma intimista, creando un’opera che privilegia la verve drammatica alla mera spettacolarizzazione, pur presente in una manciata di scene ad alto tasso di tensione. Come già suggerisce il titolo, A Quiet Place: Giorno 1 ci accompagna nel giorno in cui tutto ebbe inizio, in una New York brulicante prossima a quell’invasione aliena che cambierà per sempre le sorti del mondo.
La malattia della protagonista diventa un solido espediente narrativo per dar vita a dinamiche inedite, con l’alchimia tra i personaggi di Lupita Nyong’o e Aidan Quinn a tratti palpabile, mentre la lotta per la sopravvivenza si tinge di nuove sfumature. Ci si diverte e si riflette al contempo, in una produzione esteticamente rigorosa che anche senza mai eccellere pienamente convince più del previsto.