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Naked Among Wolves – il bambino nella valigia: trama, recensione e opinioni sul film

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Naked Among Wolves – Il bambino nella valigia è un film drammatico del 2015 diretto da Philip Kadelbach. La pellicola, tratta dal romanzo omonimo ad opera di Bruno Apitz, ha riscosso molto successo in Germania e ha ottenuto ben 2 nomination agli Emmy Awards. Su cosa è incentrato? Ecco trama, cast, recensione e opinioni di chi lo ha già visto e, come noi, lo consiglia a tutti.

Naked Among Wolves – Il bambino nella valigia: trama e cast della pellicola cinematografica

Nel cast di Naked Among Wolves – Il bambino nella valigia vi sono: Florian Stetter, Peter Schneider, Sylvester Groth, Sabin Tambrea e Rainer Bock. Proprio Sylvester Groth è lo stesso attore che ha dato vita al Ministro della Propaganda Joseph Goebbels nel capolavoro intitolato Bastardi senza gloria e firmato da Quentin Tarantino.

Trama

La storia raccontata dal film è ambientata in un campo di concentramento tedesco, durante gli ultimi giorni della guerra. Qui vi sono da un lato i prigionieri che cercano di arrivare vivi alla inevitabile liberazione degli alleati, dall’altro, invece, i tedeschi che tentano di nascondere ogni traccia dei delitti e degli orrori commessi. Le due realtà coesistono e convivono tremendamente.

Proprio in questo ambiente, durante quei giorni concitati, un bimbo di tre anni entra clandestinamente nel campo e viene aiutato dai deportati che cercano, nonostante tutti i loro problemi e la mancanza effettiva di mezzi, di aiutarlo in tutti i modi e soprattutto di tenerlo in vita.

Le SS vengono però a sapere che i deportati nascondono un bambino e durante le perquisizioni a tappeto lo trovano e condannano tutti a morte. Qui, però, giunge il fatidico colpo di scena.

La Recensione

Chi ha visto Naked Among Wolves ha assicurato di aver sentito uno schiaffo ben assestato in pieno viso o un pugno nello stomaco. La drammaticità dei fatti raccontati basta ed avanza per far vivere, infatti, a qualsiasi spettatore, un turbinio di emozioni molto forti che portano i più a piangere calde lacrime.

Le emozioni che si alternano sono: paura e ansia, ma anche speranza e a tratti sollievo. E’ difficile però terminare la visione con il sorriso sulle labbra visto l’orrore dell’Olocausto e delle deportazioni degli ebrei, ma soprattutto visto l’orrore dei campi di concentramento. Nonostante ciò la corsa dei deportati contro il tempo per salvare il bambino è un inno all’umanità. Il gesto di queste persone fa pensare che, nonostante tutto l’orrore visto e sopportato, qualcuno abbia ancora realmente voglia di credere nel futuro e di aiutare il prossimo.

In questo film Philip Kadelbach ha fatto un ottimo lavoro. Il primo pregio del regista è stato, infatti, quello di lavorare con sobrietà andando, piuttosto “a togliere” più che ad “aggiungere”. Non c’è, infatti, una smaccata propensione verso il pietismo o il macabro. Tutto è ben calibrato nonostante eccedere o da un lato o dall’altro, visto il tema narrato, fosse estremamente facile.

Buone anche le interpretazioni del cast degli attori che, grazie al polso fermo del regista, rimangono nei loro ruoli senza alcun eccesso, senza alcun manierismo capace di scollare i personaggi dalla realtà e renderli finti o surreali.

Vi consigliamo pertanto la visione della pellicola non solo per ricordare le vittime dell’Olocausto, ma anche per aggiungere un punto di vista diverso alle storie già sentite sull’argomento.

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